martedì 28 febbraio 2012

LE RIVELAZIONI DI NINO GALLONI AL SUMMIT MMT DI RIMINI.




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L'ITALIA STA PER FIRMARE UN TRATTATO INCOSTITUZIONALE: ATTENZIONE, LEGGIAMO.

                                                    -Avv. Alberto Costanzo-

E adesso l'ESM...

UE? BCE? FMI? WTO? Macchè, tutta preistoria, l'ultimo grido della globalizzazione si chiama ESM: European Stability Mechanism. Il più innovativo e raffinato strumento per svuotare la sovranità degli Stati. Nell'accingermi a postare un articolo in cui l'economista Lidia Undiemi spiega le ragioni per cui è doveroso opporsi a questa ennesima mostruosità, vorrei anche riportare un commento, di particolare lucidità, che ho rinvenuto sul web: 

"Ho letto i dossier a cura della professoressa Undiemi, e penso che essa abbia toccato il punto saliente di tutti i fatti che stanno accadendo: lo svuotamento della forma dello stato-nazione, retaggio ottocentesco, il trasferimento della sovranità a enti ancora non ben definibili, ma comunque di natura privatistica, e la palese intenzione di riorganizzare la sovranità depositandola in una nuova figura sovrana, che spaccerano come "pubblica", ma avrà natura e corredo del tutto privati. I vecchi stati nazionali saranno trasformati in agenzie di riscossione e repressione delle sommosse che si scateneranno. Gli Stati Uniti sono i promotori di queste profonde trasformazioni, loro che sono agli antipodi del diritto romano, e hanno sempre considerato la res publica puro dominio della dittatura del denaro. La prima cosa da fare, perciò, è trasformare la nostra ,mentalità, e non vedere più nei politici e nelle istituzioni (compresa la presidenza della repubblica) null'altro che privati al soldo delle corporations euro-atlantiche.".
Ecco l'articolo dal sito scienzeumanegiudici.wordpress.com:

Lidia Undiemi, ESM (European Stability Mechanism): perchè l’Italia non deve firmare
L’economista Lidia Undiemi dell’Università di Palermo ha diffuso il testo di una mozione popolare per chiedere al primo ministro Monti di non firmare il trattato che istituisce l’ESM i cui contenuti, oltre che distruttivi per le economie dei paesi  più deboli dell’euro, sono anche manifestamente opachi e illegali: lo European Stability Mechanism è uno strumento finanziario che presterà denaro ai paesi su cui si è abbattuta la speculazione finanziaria dettando precise condizioni sui salari, sulle pensioni, sul taglio dei servizi pubblici. Sui suoi profitti (perchè è chiaro che non presterà gratis) NON PAGHERA’ TRIBUTI, I SUOI DOCUMENTI SARANNO RISERVATI, I SUOI FUNZIONARI E MANAGER SARANNO IMMUNI DA QUALUNQUE PROVVEDIMENTO GIUDIZIARIO dovesse accertarne violazioni.

E’ proprio in previsione dei suoi effetti che il Ministro Monti si è lasciato sfuggire, in occasione della conferenza stampa sulla rinuncia italiana alla candidatura alle Olimpiadi, che «abbiamo davanti – come sapete – vent’anni di sacrifici»Beh no, non lo sapevamo, ma sappiamo perché.

Mozione popolare contro l’attribuzione ad una organizzazione finanziaria intergovernativa del fondo “salva stati”.

Premesso che:
Il dibattito sulle cause della crisi è praticamente scomparso dalla scena pubblica.
In un contesto di questo tipo le politiche di austerity rappresentano un sacrificio drammaticamente inutile per i cittadini in quanto, sostanzialmente, si tratta di versare ulteriore liquidità nel buco nero della finanza speculativa.
I leader dei paesi europei stanno tentando, in fretta e furia, di portare a regime il trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), ossia lo strumento scelto dalla politica di Bruxelles per fornire assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà, sulla base, si badi bene, del rispetto da parte dello Stato (potenziale) debitore di “rigorose condizionalità” negoziate con l’ESM nell’ambito di un programma macro-economico di aggiustamento e di una rigorosa analisi di sostenibilità del debito pubblico.Il trattato ESM non è semplicemente un insieme di regole finalizzate ad ottenere la stabilità finanziaria della zona euro ma si tratta di un documento che disciplina l’istituzione di un organismo finanziario internazionale dove i 17 paesi aderenti, compresa l’Italia, dovranno negoziare, non in qualità di Stati sovrani, ma di soci e di debitori, scelte di politica nazionale al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il default.
La pericolosità di tale scelta per i cittadini europei è riscontrabile nelle trattative con il governo greco: organismi internazionali (troika) mirano a sostituirsi alle istituzioni nazionali imponendo ai rappresentanti politici la firma di un documento che attribuisce il peso della crisi alla popolazione, in cambio dell’assistenza finanziaria necessaria per pagare il debito in scadenza. Taglio delle pensioni, riduzione dei salari minimi e privatizzazioni, queste sono misure di austerità che scavalcano i sistemi democratici e che tolgono ai cittadini la possibilità di poter attuare politiche di sviluppo economico in grado di contrastare la finanza speculativa.
L’ESM intende operare come un qualsiasi istituto finanziario, erogando prestiti, rivolgendosi al mercato per potere soddisfare le richieste di concessione di denaro al fine di ottenerne un profitto.
I membri dell’istituzione finanziaria ESM, compresi quelli dello staff, sono immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni. L’ESM gode inoltre di una incomprensibile “inviolabilità” dei documenti.
Il trattato stabilisce che i beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute “godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione, salvo qualora il MES rinunci espressamente alla propria immunità in pendenza di determinati procedimenti o in forza dei termini contrattuali, compresa la documentazione inerente gli strumenti di debito” e “non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative”.
Dal punto di vista democratico, considerando anche i grandi sacrifici che vengono chiesti agli stati europei, risulta incomprensibile la scelta di garantire l’esenzione fiscale all’ESM. Nonostante l’assenza pressoché totale di informazione, il trattato ESM non è ancora entrato in vigore in quanto occorre la ratifica da parte degli stati aderenti della modifica dell’art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (decisione del Consiglio Europeo) che istituisce il meccanismo di stabilità finanziaria per la zona euro.
Il Parlamento europeo si è già espresso in favore della modifica dell’art. 136 con 494 voti favorevoli. Se i parlamenti nazionali ratificano l’entrata in vigore del trattato ESM si potrebbero anche verificare gravi scenari di retrocessione civile. In Italia, il disegno di legge (n. 2914/2011) per la ratifica è stato presentato dall’ex ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, di concerto con l’ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, l’ex ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, l’ex ministro per le Politiche europee, Anna Marina Bernini Bovicelli. Già la 1° commissione
permanente Affari Costituzionali ha dato esito “non ostativo” (14 dicembre 2011) e la 14° commissione permanente Politiche dell’unione europea si è espressa in modo favorevole con osservazioni (25 gennaio 2012).
Sarebbe estremamente utile che i cittadini degli altri 16 stati verificassero lo stato di attuazione della ratifica della modifica dell’art. 136 nel proprio paese.
Si chiede:
-  ai parlamentari nazionali di esprimere voto contrario alla ratifica della modifica dell’art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell’UE;
al Presidente del Consiglio Mario Monti di spiegare ai cittadini italiani “luci ed ombre” del trattato ESM mediante dibattiti pubblici e di valutare proposte alternative di soluzione alla crisi;
- al Presidente della Repubblica di non autorizzare la ratifica e di riferire pubblicamente le motivazioni del grande silenzio sui reali termini dell’entrata in vigore dell’ESM.
Si invitano:
- associazioni, movimenti, intellettuali, lavoratori, imprenditori e qualsiasi altra categoria sociale dei 17 paesi aderenti a mobilitarsi per contrastare l’entrata in vigore del trattato ESM in modo civile e non violento, anzitutto sottoscrivendo questa mozione popolare. Sarebbe inoltre utile inviare richieste di chiarimenti ai parlamentari nazionali, ai ministri e, almeno per quanto riguarda l’Italia, al Presidente della Repubblica;
- giornalisti di qualsiasi mezzo di informazione pubblico o privato a trattare la questione;
- magistrati e docenti universitari a valutare l’esistenza di profili di incostituzionalità e ad esprimersi sull’impatto che le immunità ed i privilegi contenuti nel trattato ESM possono avere nella vita democratica del paese, tenendo anche conto del crescente grado di corruzione politica.


Vi posto il video della Dott.ssa Undiemi


Il dossier sull'ESM di Lidia Undiemi: cliccate qui.

  r. v. 

lunedì 27 febbraio 2012

Qui Libera Italia al summit della Modern Money Theory: pazientate qualche giorno, il servizio è quasi pronto.

Cari Amici, Qui Libera Italia è stata anche per voi che magari non ne avete avuto la possibilità al Summit della Modern Money Theory a Rimini (v.); abbiamo realizzato un breve reportage, avvalendoci della perizia dell'Amico film-maker Thomas Wild Turolo, nel quale ci premeva innanzitutto evidenziare quello che si aspettavano e quello che pensavano di questo evento i partecipanti, che sono stati numerosi, nell'ordine delle duemila persone, sicuramente molti di più di quello che si aspettava lo stesso Paolo Barnard, organizzatore del summit e tenace attivista in nome di una società più libera e democratica nonché propugnatore infaticabile della teoria della scuola di economia post-keynesiana statunitense (v.) in contrapposizione con l'idea neoliberista che ha partorito il sistema monetario dell'Euro.
Intervistare gli economisti convenuti a Rimini, per interessante che potesse essere, non ci è sembrato molto utile, visto che a breve uscirà il video completo dell'evento e da lì potrete attingere tutte le informazioni che vorrete.
Ci interessava piuttosto comprendere chi veramente sono quei cittadini che ci tengono a capire dove viviamo e come funzionano i meccanismi che regolano di fatto la nostra vita e che cosa si può tentare di fare per cambiare un corso delle cose che di solito viene semplicemente accettato e subito.
A tra pochi giorni su questo blog le immagini, i volti, i commenti e le impressioni di quegli italiani che rifiutano di vivere solo per la partita di calcio e di interessarsi esclusivamente del tatuaggio di Belen.
Grazie a tutti Voi e a presto.

  Renato Valusso

FINANZA vs. ECONOMIA REALE- di Guido Grossi

Titoli e derivati -  contro - lavoro e produzione di beni reali e servizi.

Libertà dei mercati è libertà di crescita. I mercati finanziari fanno crescere l’economia reale. Competizione è crescita. Flessibilità è crescita. Crescita è benessere. PIL è benessere.

Questo abbiamo creduto, fiduciosi.

Oggi, finalmente, la società civile sta cominciando a nutrire dubbi sulla validità di queste affermazioni, anche se in maniera ancora molto lenta e saltuaria.

E’ innegabile che quel “credo” quasi religioso si sia conquistato uno spazio importante  nell’inconscio collettivo. Ripetuto tutti i giorni dell’anno dalle “autorità” e da una certa “scienza” in campo economico e politico. Un credo mai spiegato, a volte contro intuitivo, mai dimostrato da una analisi documentata. Avallato, però, dalla facile illusione di un benessere diffuso, sempre amplificato dalla rappresentazione mediatica della realtà che ci ritroviamo, inconsciamente, a sovrapporre alla vita reale.

La crisi economica del 2008/2009 è ritornata alla ribalta con tutta la sua crudeltà odierna. Con essa, crollano le fondamenta di quelle affermazioni. Emerge, lentamente, una realtà ben più dura.

Comincia a delinearsi una differenza fondamentale fra mercati finanziari e mercati reali. Fra la finanza speculativa e l’economia produttiva.


C’è il mondo della Finanza: Titoli e Derivati. Un titolo è uno strumento che nel momento in cui nasce apporta capitali alle aziende (o agli stati). Ma ha una sua vita successiva sui mercati secondari, sui quali viene negoziato infinite volte, con il suo valore che sale e scende continuamente.

Ricchezza di carta, che si gonfia e sgonfia fra una bolla speculativa e l’altra, seguendo logiche che sono comprensibili da pochi addetti ai lavori.

I mercati finanziari vengono gestiti di fatto direttamente o indirettamente da un nucleo molto ristretto di grossissimi player internazionali, le banche d’affari. Nucleo di soggetti assolutamente privati, il cui controllo è qualificato da un ampio uso della partecipazione incrociata. La cui azione è caratterizzata da un enorme conflitto di interessi fra le attività di negoziazione, collocamento, consulenza e assistenza ai clienti. Predisposizione e vendita di strumenti derivati talmente complessi, che neppure chi li ha inventati è in grado di capirne completamente il profilo di rischio ed il valore del prezzo, senza ricorrere a strumenti informatici potenti, costosi, difficilmente controllabili e comprensibili da qualsiasi esterno.

Il valore di titoli e derivati dovrebbe rappresentare il valore reale della produzione sottostante, ma ne risulta sempre più slegato. Le formule di valutazione si illudono di ricorrere alla “certezza della matematica” ma vengono sempre più facilmente piegate ad una logica ben più stringente. Il valore risponde in maniera proporzionale esclusivamente ai flussi di capitale che affluiscono, copiosi, su quei mercati, secondo la più banale ed intuibile delle leggi dell’economia classica: l’aumento della domanda fa salire il prezzo indipendentemente dal suo valore intrinseco. E vice versa.


Questa è la verità più profonda e basilare alla quale sono giunto dopo aver digerito montagne di testi e articoli economici fra i più disparati: nulla ha un oggettivo valore intrinseco; il prezzo di un bene è sempre e solo l’incontro di domanda ed offerta. 

Se sono solo di fronte al venditore del bene che voglio acquistare, il prezzo che pagherò dipende dalla profondità delle mie tasche, dalla valutazione assolutamente soggettiva che, in quel preciso momento, attribuisco a quel bene e, molto, dalla abilità del venditore. La soggettività delle moltitudini, non può garantire nessuna oggettività.

Fuori dalla finanza c’è il mondo, diverso, della produzione reale, dove attraverso l’organizzazione del lavoro e l’impiego del capitale si producono beni reali o servizi. Ci vivono le persone.

Sono realtà alternative che si contendono - secondo la logica aut aut - l’uso dei capitali di tutto il mondo. Più si gonfiano le bolle speculative, meno risorse si rendono disponibili per l’economia reale e per il lavoro.

Il sistema bancario - che è lo strumento principale per l’allocazione dei capitali - viene plasmato a livello internazionale con logiche simili utilizzate in tutte le principali economie occidentali.

Principi, norme e regolamenti che disciplinano il sistema vengono elaborati principalmente dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (la BIS di Basilea, la banca centrale delle banche centrali), avallati dalle banche centrali, recepiti nelle normative comunitarie ed infine nazionali.

In base a queste normative le banche incontrano un limite serio all’espansione delle loro operazioni nella disponibilità di capitale. Capitale di richio che serve a far fronte alle perdite potenziali. Ogni operazione “assorbe” un pezzettino del capitale della banca. Quando il capitale è tutto assorbito, non si possono fare ulteriori operazioni, fino a quando non ne scade qualcuna.Questo è il motivo per cui le banche sono costantemente assetate di capitale che, fra l’altro, aumenta attraverso gli utili e diminuisce in conseguenza delle perdite.

Prestare 100 euro ad un cliente, assorbe x. Comprare 100 euro di un titolo emesso dallo stesso cliente assorbe molto meno: una frazione di x. Comprare un derivato che equivale a prestare 100 euro o acquistare un titolo di 100 euro sempre legato allo stesso cliente, vale una frazione ancora più bassa. Il risultato economico prodotto dalle tre diverse operazioni, però, è potenzialmente eguale e teoricamente sempre collegato al comportamento dello stesso cliente.

E’ evidente che se posso conseguire un risultato economico con una operazione che richiede un possesso di capitale di rischio inferiore, la preferirò senza alcun dubbio.

Trovare capitale di rischio, per le banche è estremamente più costoso e difficile che non trovare depositi e liquidità. Basti pensare a cosa succede al valore delle azioni di una banca quando annuncia l’intenzione di lanciare un aumento di capitale.Gli stessi regolamenti sul sistema bancario che favoriscono le operazioni finanziarie, stanno rendendo sempre più costoso, invece, prestare denaro alle aziende ed alle famiglie: queste operazioni assorbono percentuali di capitale sempre più elevato.

Tutti hanno sentito parlare delle polemiche suscitate da “Basilea II”, le regole che rendono costoso per le banche prestare i fondi alle piccole e medie aziende. E’ in arrivo Basilea III.

I regolamenti internazionali sul capitale delle banche favoriscono decisamente la scelta di allocare risorse verso la finanza, anziché verso l’economia reale.

Le banche possono essere più o meno simpatiche. Oggi diciamo che riscuotono un livello decrescente di consenso. Monta, insieme alla rabbia generata dalla crisi, una avversione sempre più manifesta.

Fare di tutt’erba un fascio, però, e additare le banche quali responsabili della crisi, è sbagliato ed illusorio. Pensare di risolvere il problema nazionalizzando le banche, è altrettanto illusorio.

Sono le leggi che spingono le banche a seguire scelte sempre più obbligate, a rappresentare il vero problema.

Quelle leggi che plasmano il sistema e indirizzano le scelte devono essere cambiate.

Sono i soggetti che “credono” ciecamente nel valore delle frasi indicate in apertura, il problema. Sono stati insediati, tramite un lento ed inesorabile processo di selezione basato sul metodo della cooptazione, ai vertici di tutte le istituzioni che contano nella formazione dei principi e dei regolamenti che poi disciplinano il sistema bancario e finanziario. Sono gli artefici del disegno al quale i meccanismi rispondono, in maniera oramai quasi automatica.Stessi soggetti che sempre più frequentemente ritroviamo anche nei vertici della politica, sempre e sicuramente nelle posizioni dove vengono prese le decisioni che attengono l’economia. A livello nazionale e, ancor più, sopra nazionale.

Quei soggetti, devono essere cambiati.

Altro aspetto fondamentale del quadro è da vedere nella gestione professionale del risparmio e nei prodotti strutturati. Altri potenti meccanismi di allocazione.

L’invenzione e la diffusione degli “Investitori Istituzionali” rappresenta un potente strumento per attrarre e gestire flussi di risparmio in maniera sempre più diretta sui mercati finanziari.

Il soggetto che deposita i suoi risparmi nel libretto bancario o nel conto corrente è sempre più raro. Chi ha soldi viene intercettato e consigliato dagli esperti addetti alle relazioni con i clienti verso la gestione professionale, in varie forme che investiranno quei soldi sui mercati finanziari. Sgr, asset manager, Hedge fund, fondi pensione.. Forme diverse che hanno la stessa funzione: investire sui mercati finanziari il risparmio di altri soggetti.

Il cliente non ha ben chiaro l’aspetto fondamentale del discorso: il rischio di mercato è tutto suo: se il gestore è bravo e se i mercati salgono il cliente guadagna. Se il gestore non è bravo e se i mercati scendono il cliente perde. La “professionalità” non garantisce nulla.. Eppure riscuote una fiducia immeritata enorme, questa “professionalità”, insieme, naturalmente, alle commissioni di gestione. Quelle, non soggette ad alcun rischio: certe come il sorgere del sole.

I prodotti strutturati sono prodotti d’investimento oppure di debito che includono dentro o accanto ad un titolo o un mutuo, uno strumento derivato. Quando un cliente acquista uno di questi prodotti non sa che una parte dei soldi vengono dirottati automaticamente sui mercati finanziari, a copertura dello strumento derivato associato.

Nella maggior parte dei casi questi strumenti derivati sono di una complicazione enorme. Richiedono non solo una competenza tecnica assai rara, ma la disponibilità di sistemi di calcolo complessi, costosi. Visti bene e da vicino: astrusi. La complessità si associa a (o asseconda?) la assoluta impossibilità per il cliente di valutare con precisione ma anche con approssimazione l’entità del rischio assunto. Ancora di più: impossibilità di valutare la congruità del prezzo.

Una indagine accurata delle registrazioni contabili nelle banche (e perfino delle poste!!) che negoziano questi strumenti farebbe emergere un indebito guadagno, ottenuto con artifici e raggiri a danno di clienti ignari.

Però, han fatto firmare una serie di documenti dai quali risulta l’idoneità del cliente a negoziare quegli strumenti. E i fogli informativi dai quali risultano, almeno parzialmente, le formule che gli addetti alle vendite non hanno nessuna possibilità di spiegare, perché non hanno nessuna possibilità di capire. Ma noi firmiamo.

Sempre in nome della trasparenza, ci mandano a casa montagne di carta per avvisarci che il tasso del conto corrente è sceso dallo 0,0125% a 0,00625%.. Ma non ci dicono che ci hanno sottratto dal 5% al 10% netto del nostro capitale, nel momento stesso della negoziazione di quegli strumenti!

Non dicono, se si tratta di un mutuo, che se la rata è insolitamente bassa all’inizio, è solo per l’elevata probabilità (quasi certezza) che sarà molto più alta fra qualche mese o anno.

La faccenda brutta dei mutui subprime nasce da li. Quando il caso è scoppiato lo stato (USA) non ha trovato di meglio che salvare le banche colpevoli, iniettando oltre 700 miliardi di dollari nelle banche che hanno iniziato ad accusare le perdite, legate al fallimento delle famiglie che non hanno potuto pagare le rate diventate insostenibili. Mentre le famiglie hanno perso la casa... 
Ma siccome quegli interventi non erano sufficienti, ( avevano proprio esagerato ),  le banche americane o, meglio, le grandi banche d’affari internazionali che controllano i mercati finanziari e tutto il mondo dei derivati, hanno pensato bene di impacchettare le posizioni di rischio dentro altri titoli tossici, e li hanno venduti alle banche commerciali di mezzo mondo. Titoli, si badi bene, che ottengono un rating, spesso tripla A.

Banche commerciali - fra cui quelle greche - che non avevano nessuna possibilità di capire e valutare i rischi che stavano assumendo. Né tanto meno il prezzo, almeno fino al giorno in cui hanno provato a vendere quei titoli..Non sarà ora di porre rimedio a tutto ciò?Il modo perseguito dai signori che governano le scelte economiche negli stati e negli organismi sopra nazionali, è il seguente:

far intervenire per una parte le banche centrali a garantire fondi illimitati a basso costo al sistema bancario privato, per evitare che le perdite  lo facciano collassare. Sono riusciti a convincere pure la restia BCE.

D’altro lato, scaricare lentamente l’onere sui bilanci degli stati, chiamati sempre più ad un rigore tanto più stridente quanto paragonato all’assoluto lassismo con cui vengono trattate le banche. Banche d’affari in primis.

Mettete sul piatto, per finire, stipendi e bonus milionari di questi banchieri e, a questo punto, capirete il perché della prossima rivoluzione.

Ora, chiunque abbia a cuore la tenuta democratica delle nostre società.. che di “civile” hanno ormai sempre meno, non pensa forse che una Tobin tax o qualche timido regolamento siano soluzioni quasi ridicole, confrontate al problema.. E non si riescono a fare..?

E’ ora di rimedi drastici. E’ ora di rivedere profondamente, a livello nazionale ma anche comunitario, funzioni e struttura del sistema bancario, deve essere sottoposto a controllo democratico. Ora di separare la finanza dal credito commerciale. Di vietare i derivati tossici (punendo i colpevoli), di disciplinare  e limitare l’uso degli altri strumenti derivati. E’ ora di rallentare il ritmo della speculazione sui mercati finanziari, divenuto ossessivo.

Dopo la Grande Depressione del 1929, causata dagli eccessi della finanza, la società civile ha preteso di mettere una ferrea briglia alla finanza, separando nettamente i soggetti bancari che si occupano di depositi e prestiti da quelli che si occupano di finanza (titoli e derivati). E imponendo vincoli stringenti alla libertà di azione sui mercati finanziari. Il Glass-Steagall Act del 1933 fece questo.

Lentamente, però, con una decisa accelerazione avvenuta a fine anni 90, la commistione si è ripresentata, fino a divenire completa e mai così forte come ai giorni nostri.

Osservate un grafico di un qualsiasi valore quotato sui mercati finanziari. C’è una impennata a partire da metà degli anni 90. Salgono i valori, con una progressione ed una violenza che non ha nulla a che vedere con la produzione di ricchezza reale.
Le successive enormi oscillazioni verificatesi a partire da fine millennio, e che si ripetono ormai incessantemente fino ai giorni nostri, sono le conseguenze di quella follia.

Follia, peraltro, che corrisponde a logiche di una lucidità tanto cinica quanto efficiente.

Chi ha definito le regole, ha plasmato il sistema di allocazione delle risorse, ha predisposto, organizzato e gestito i mercati finanziari e gli strumenti per elevare a potenza gli investimenti su quei mercati, sa esattamente come trarre vantaggio da quelle oscillazioni. E’ una tigre, ed i rischi ci sono. Ma i domatori sono esperti.

Incredibilmente, quella commistione  fra credito e finanza fa si che le esigenze dei mercati finanziari continuino oggi ad essere il driver principale delle scelte politiche. In Italia, e ancor più in Europa, mentre quelle dei cittadini vengono sempre più apertamente subordinate, quando non calpestate.

IL modo con il quale l'Europa si preoccupa di tutelare gli interessi dei creditori della Grecia, affossando ogni speranza di ripresa del paese e incurante delle sofferenze inflitte alla popolazione, è.. non trovo parole adeguate..

E’ naturale che la società civile in tutti i paesi stia maturando una avversione crescente verso tutto ciò che riguarda l’economia, la finanza, il sistema bancario. E verso le Istituzioni che le rappresentano.

Incredibilmente, nessuna proposta arriva dalla politica per porre un freno allo strapotere della finanza.

Che sia la società civile, allora, a reclamare a gran voce gli interventi necessari.

Prima che sia troppo tardi.

 Guido Grossi 

mercoledì 22 febbraio 2012

Mafi Rabia': intervista a Thomas Wild Turolo.

Grande successo di pubblico per il documentario " Mafi Rabia'- non c'è più primavera" realizzato da Thomas Wild Turolo sui beduini della steppa siriana, sulle linee dell'indagine etnografica del Dott. Alberto Savioli, archeologo dell'Università degli Studi di Udine.
L'evento, ospitato presso Palazzo Giacomelli a Udine, sede del Museo Etnografico del Friuli,  ha visto una folta partecipazione: infatti, nelle date dell'11 e del 17 febbraio la sala era piena e il pubblico presente ha dimostrato di apprezzare moltissimo conferenze e documentario, che verrà riproposto sabato 25 febbraio ( v. programma della mostra).
Qui Libera Italia ha voluto per l'occasione porre alcune domande all'Amico Thomas.

D. : L'evento ti ha lasciato soddisfatto?
R. : L'evento che si concluderà il 29 di febbraio mi ha lasciato molto soddisfatto, il circolo mediatori culturali dell'ACLI attraverso Raquel De La Cruz ha fatto un ottimo lavoro, un evento ben concepito e il cui cervello è stato l'archeologo Alberto Savioli che finalmente ha visto premiato il suo lavoro di oltre una decade, alla ricerca e allo studio dei beduini.
D. : La partecipazione di pubblico certamente non è mancata... le persone si sono dimostrate recettive verso il tema trattato, dunque... in effetti, cos'è stato a muovere il tuo interesse a suo tempo verso questa iniziativa?
R. : Ciò che mi ha spinto ad andare in Siria è stata la curiosità di confrontarmi con un mondo culturale e sociale diversissimo dal nostro, sia nella componente cittadina che in quella beduina, il tutto addizionato da una sana dose di avventura. Sapevo fin dall'inizio che questa iniziativa avrebbe portato a un documentario inedito, perchè ci eravamo ben informati sulle pubblicazioni inerenti ai beduini siriani e con stupore ci accorgemmo che c'era poco e niente. Da qui la decisione di dedicarci a quest'impresa, alla quale abbiamo creduto solo noi, visto che di fondi esterni siamo riusciti solo a reperire qualche spicciolo. Alla fine di tutto questo lavoro posso dirti che siamo stati gli unici a portare (un po' avventurosamente e non proprio in maniera formalmente perfetta) questo tipo di materiale in Occidente, che ora tragicamente diventa attualissimo. Il pubblico, secondo me spinto anche dalla situazione che c'è in Siria ora, oltre che dall'interesse antropologico e etnografico, sta rispondendo alla grande, cosa che soddisfa tutti noi: Alberto Savioli ha la possibilità di far vedere e valorizzare anni e anni di sudate e puntigliose ricerche sul campo, io quella di mostrare cosa significhi costruire un documentario indipendente con la fortuna di ritrarre una geografia umana inedita, i mediatori culturali ACLI quella di dimostrarsi ancora una volta sensibili e attivi nei confronti tra popoli e culture diverse. Una bella occasione di fare bene per tutti!
D. : Come hai vissuto il rapporto con i beduini siriani, dal tuo punto di vista di occidentale e al contempo di professionista della videocamera?
R. : Il rapporto con i beduini siriani è stato incredibilmente "denso", ho avuto a che fare con persone completamente scevre da schemi tipicamente occidentali di comunicazione. Sono persone accoglienti in genere, poi ovvio ci sono eccezioni, ma che mi hanno sorpreso nella volontà di condividere quel poco che possiedono, nel valore che danno al silenzio in comunità e nel sorriso anche nell'ambiente più ostile e nella condizione economica più complessa. Ho appreso tanto da loro, ho ricalibrato alcuni valori della vita. E' un'umanità nomade che nel giro di qualche decennio perderà la componente migratoria del suo essere proprio per la grave difficoltà che sta attraversando. Mi sono avvicinato a loro con l'animo più puro possibile, cercando di eliminare da me idee superflue e cercando di viverli, adattandomi al loro vissuto. Ogni tenda che visitavamo era una storia se, quindi ogni ripresa che si è potuta effettuare è stata vissuta e complessa, guadagnata attraverso un atto di fiducia. Non ti nego che ci sono stati alcuni attimi di difficoltà o anche di pericolo sul territorio, ma ho sempre tenuto salda alla mano la telecamera e alla fine tutto è andato bene.
D. : Secondo te, cosa possiamo fare noi europei per aiutare quel popolo a non essere travolto dalle vicende di questo difficile periodo storico?
R. : Gli europei possono fare parecchie cose, purché non siano quelle che hanno già fatto in Siria, perchè ho visto e conosciuto storie che non mi sono piaciute per nulla. Ho l'impressione che dove c'è un paese depresso o da aiutare a sviluppare ci sia anche una forte speculazione che si muove verso esso. Detto questo, credo che ora l'unica cosa possibile sia informarsi bene su cosa stia accadendo in questo meraviglioso paese, cercare qualche via per gli aiuti alla popolazione (anche se ora mi sembra tutto bloccato); sostenerli anche solo attraverso il web può sembrare cosa piccola, ma in realtà non lo è. Ovvio, ribadisco che serve ben altro, ma i siriani hanno un bisogno estremo che il mondo sappia di loro, del loro regime, della loro primavera di conquista democratica, nella speranza che non sfiorisca.

D. : C' è qualcosa, un ricordo, un'immagine, una situazione in particolare che non si sbiadirà nel tempo che questa esperienza ti ha lasciato?
R. : Non posso parlare di un solo ricordo, perchè tutto rimarrà nella mia mente di questa esperienza, non c'è una cosa che metterei in particolare, tutte le dovrei menzionare e non finiremmo più. C'è una frase che ho in mente da quando son partito, da quando mi hanno accompagnato a Damasco in aeroporto, mentre guardavo scorrere il paese dal finestrino, ed è questa, che mi sono scritto in inglese su un taccuino ma che ora traduco: "La Siria è come la sabbia del suo deserto, entra ovunque, è sempre nell'aria, ma ne percepisci la presenza ed il peso su di te soltanto quando ti muovi e te ne vai, guardandoti i vestiti, percependola nell'anima."
Questo è quello che ho dentro di questo paese e di questa esperienza.

D. : Se tu dovessi tornare in Siria, che cosa ti piacerebbe rivedere e cosa invece speri che da quando ci sei stato sia potuto cambiare?
R. : Vorrei rivedere con un po' di calma Damasco e Aleppo, città meravigliose e intrise di ogni cosa. Vorrei non rivedere più l'estrema povertà, vorrei.
D. : Progetti tuoi per il futuro?
R. : I progetti per il futuro sono allo stato attuale far valere al meglio questo materiale documentaristico sperando che trovi una sua collocazione sul mercato e poi purtroppo a essere sinceri, lavorare fuori dall'Italia, perchè qui a volte mi sento soffocare per la cultura insita dentro gli italiani, non tutti, ma molti. Mi atterrisce a volte questo paese, perdonatemi lo sfogo.
D. : C'è qualcosa che vorresti dire ai lettori di Qui Libera Italia?
R. : L'unica cosa che sento in animo di dire ai sensibili lettori del blog è di credere in voi stessi, non mollare mai e di tenere sempre gli occhi aperti. A volte si è più sereni se orbi temo, ma guardando si vive, cosa impagabile.

Renato Valusso

martedì 21 febbraio 2012

Una voce dalla Grecia: le cose che i media non dicono.

Sono Anna Facchini: vorrei tenervi informati su cosa sta accadendo in Grecia.
Vi riporto di seguito una conversazione con Stefanos, mio corrispondente ad Atene.

Anna: Come si vive ad Atene in questo periodo difficile?
Stefanos: Si vive senza speranza, sotto il coprifuoco, in allarme prima del bombardamento... si vive in uno stato di fame psicologica sotto la pressione dello stivale tedesco... nel senso che bene o male il deficit deve essere ridotto ma non in questo modo sbagliato che ha seguito la troika... perché questa strada è senza fine, senza sviluppo economico, la disoccupazione dal 10 % oramai sta sfiorando il 22%.
Anna: che cosa vorrebbe la gente, il popolo greco?
Stefanos: il popolo greco si sente in imbarazzo, perché da una parte sta facendo dei sacrifici enormi per la riduzione del deficit imposto dal governo ma non ce la fa.... daltronde pensa sempre che questo popolo è una parte dell'Europa moderna solo per motivi storici ma non tanto sociali ... di conseguenza nessuno non vuole che la Grecia abbandoni l'Europa, ma la Grecia è piccola e potrebbe decidere di rimanere da sola... intendo dire che 1. potrebbe uscire dall'euro, 2. ci sono quelli più fanatici che sostengono che il paese deve proprio uscire dalla Comunità Europea....
Anna: vuoi dire che L'Europa ha interesse a tenere la Grecia dentro l'eurozona, ma molti non pensano che sia la scelta giusta?
Stefanos: Si, perché la Grecia possiede la più grande flotta mercantile mondiale del mondo... pensa che ormai tutto il commercio dalla Cina si fa con le navi greche e cinesi.
Anna: è VERO che la Germania fornisce mezzi militari alla Grecia? attualmente la Grecia acquista ancora mezzi di difesa dalla Germania?
Stefanos: non solo dalla Germania, ma anche da altri paesi come la Francia anche se i tedeschi hanno "il piatto del leone"....
Anna: Mi stai dicendo che in questo momento di crisi economica il governo greco non ha sospeso la spesa militare?
Stefanos: la Grecia spende il doppio (sul PIL) della media CE e con 11 milioni di abitanti possiede un esercito fra i i 10 più costosi del mondo... Si continua ancora spendere soldi sicuramente che riguardano contratti con gli americani e i tedeschi e i francesi che valgono miliardi di euro, non come nel passato, ma si continua ancora a spendere perché il nemico principale ossia la Turchia viene sempre proiettato nel paese come la maggior minaccia alla nostra sopravvivenza e al controllo del mar Egeo dove ci sono enormi giacimenti di petrolio che hanno nascosto per decenni. Lo sanno dagli anni Settanta... la guerra del petrolio è appena cominciata qui... dopo gli ultimi annunci e pubblicazioni, pare che la Grecia abbia un quantitativo di petrolio tale che possa fornire i fabbisogni di tutta la Comunità Europea per 30 anni! Si parla 2 triliardi di euro insieme con il gas naturale.... perché dove c'è petrolio c'è anche gas, ovvio...
Anna: E io allora mi chiedo.... PERCHE' QUI NESSUNO NE PARLA?
Stefanos: perché gli interessi dei forti stabiliscono le regole del gioco, della democrazia e della Res Pubblica.... tra l altro questo Stato semifallimentare sta pagando mutui dalla sua fondazione, dal 1830 e a tutto oggi stiamo viaggiando al 32 % di tasso d'interesse, in questo momento che stiamo parlando!  Noi adesso siamo un esperimento sociale in ambito europeo...
perchè dopo di noi arriveranno la Spagna e il Portogallo...
Anna: Beh.... qualche responsabilità ce l'avete anche voi.... anche i milioni di evasori fiscali...
Stefanos: l'evasione non fa sempre male all'economia corrotta... l'evasione danneggia le economie che sono in regola... a volte, è un sistema di autodifesa dalla repressione fiscale di uno Stato corrotto...
Anna: Grazie, tienici informati, un abbraccio da Qui Libera Italia.


Un Grazie a Anna e a Stefanos per questa utile e (molto) interessante testimonianza.
 r. v.



sabato 18 febbraio 2012

APPELLO DI QUI LIBERA ITALIA AI LETTORI.

AMICI, CI RIVOLGIAMO A CHIUNQUE RITENGA DI AVERE DELLE IDEE INNOVATIVE SUL LAVORO, A CHIUNQUE PENSI DI POTER LANCIARE DELLE PROPOSTE NUOVE PER CREARE OCCUPAZIONE, IN QUALSIASI SETTORE, DA QUELLO DELLA PRODUZIONE AL TURISMO, AI SETTORI DELLA RICERCA, ECCETERA.
QUI LIBERA ITALIA INTENDE ATTIVARSI SIA SUL FRONTE DELLA DIFESA DEI DIRITTI DEL LAVORO SIA SU QUELLO DELLE PROPOSTE CONCRETE DA PRESENTARE ALLE ISTITUZIONI E ALL'IMPRESA.
SAPPIAMO CHE INVENTIVA E CREATIVITA' DA NOI IN ITALIA NON MANCANO E GLI ESEMPI SONO MOLTEPLICI: INIZIATIVE COME LA RIATTIVAZIONE CON FINALITA' DI TURISMO ETICO E CULTURALE DELLE LINEE FERROVIARIE ABBANDONATE, IN DIVERSE ZONE DEL NOSTRO PAESE, AD ES., OPPURE GLI AGRITURISMO BIOLOGICI O GLI ORTI SOLIDALI SONO LA DIMOSTRAZIONE ESISTENTE DI QUESTE RISORSE.
DA QUI IL NOSTRO APPELLO A GRUPPI, ASSOCIAZIONI, IMPRESE E SINGOLI CITTADINI CHE VOGLIONO AFFACCIARSI SUL MERCATO CON PROGETTI INEDITI, AL FINE DI COSTRUIRE UN'AGGREGAZIONE DI SOGGETTI IN GRADO DI INTERAGIRE CON LE ISTITUZIONI E DI GESTIRE AUTONOMAMENTE PERCORSI NUOVI PER PRODURRE REDDITO.
CONTATTATECI A perilfuturo@libero.it E ASSIEME STABILIREMO IL DA FARSI.
NON SUBIAMO PASSIVAMENTE LA CRISI ECONOMICA: AGIAMO!
FATE GIRARE QUESTO APPELLO. GRAZIE. 

venerdì 17 febbraio 2012

LA LETTERA DI MIKIS THEODORAKIS AI POPOLI D'EUROPA.

Amici, vi riporto integralmente il testo della lettera aperta che Mikis Theodorakis ha scritto a noi Europei per descrivere la situazione attuale della sua Grecia e per dichiarare una volta di più l'amore che lo lega al suo Paese e la strenua volontà di difenderlo dall'attacco del potere finanziario internazionale.
Che sia d'esempio a tutti noi, che accettiamo invece passivamente che per salvaguardare gli interessi grandiosi dei potentati economici si sacrifichino le nazioni e la vita dei popoli.
 r. v.

Esiste un complotto internazionale che ha come obiettivo la cancellazione del mio Paese. Hanno iniziato nel 1975 con obiettivo la civiltà neo-greca, hanno continuato con la distorsione della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale ed adesso stanno cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria.
Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarli, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni. Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.
Fino al 2009 il problema economico non era grave. Le grandi ferite della nostra economia erano la spesa esagerata per la difesa del paese e la corruzione di una parte dei politici e dei giornalisti. Per queste due ferite, però, erano corresponsabili anche dei Paesi stranieri. Come la Germania, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti che guadagnavano miliardi di euro da noi con la vendita annuale di materiale bellico.
Questa emorragia continua, ci metteva in ginocchio e non ci permetteva di crescere, mentre offriva grandi ricchezze ai paesi stranieri. Lo stesso succedeva con il problema della corruzione. La società tedesca Siemens manteneva un settore che si occupava della corruzione dei nostri politici per poter piazzare i suoi prodotti sul mercato greco. Di conseguenza, il popolo greco è stato vittima di questo duetto di ladri, Greci e Tedeschi che si arricchivano alle sue spalle.
E’ evidente che queste due ferite potevano essere evitate se le leadership dei due partiti di potere (filo americani) non avesse raccolto elementi corrotti, i quali, per coprire l’emorragia di ricchezze (che erano prodotto del lavoro del popolo greco) verso le casse di Paesi stranieri, si sono rivolti a prestiti esagerati, con il risultato dell' aumento del debito pubblico fino a 300 miliardi di euro, cioè il 130% del Pil.
Con questo sistema, le forze straniere di cui ho detto sopra, guadagnavano il doppio. Prima con la vendita di armi e dei loro prodotti e poi dai tassi d’interesse dei capitali prestati ai vari governi e non al popolo. Perché come abbiamo visto, il popolo era la vittima principale in ambedue i casi. Un esempio solo vi convincerà. I tassi d’interesse di un prestito di 1 miliardo di dollari che ha contratto Andreas Papandreou nel 1986 dalla Francia, sono diventati 54 miliardi di euro e sono stati finalmente saldati nel…2010!
Il Sig. Giunker ha dichiarato un anno fa che aveva notato questa grande emorragia dei Greci a causa di spese enormi (ed obbligatorie) per l’acquisto di vari armamenti dalla Germania e dalla Francia. Aveva capito che i nostri venditori ci portavano direttamente ad una catastrofe sicura ma ha confessato pubblicamente che non ha reagito minimamente, per non colpire gli interessi dei Paesi suoi amici!
Nel 2008 c’è stata la grande crisi economica in Europa. Di conseguenza era normale che ne risentisse anche l’economia greca. Il livello di vita, abbastanza alto (eravamo tra i 30 paesi più ricchi del mondo), è rimasto invariato. C’è stata, però, la crescita del debito pubblico.
Ma il debito pubblico non porta obbligatoriamente alla crisi economica. I debiti dei grandi paesi come gli USA e la Germania, si contano in triliardi di euro. Il problema sta nella mancanza di crescita economica e di produzione. In tal caso, si può prendere prestiti dalle grandi banche con tasso fino al 5%, fino alla fine della crisi.
In questa posizione esattamente ci trovavamo nel 2009, quando c’è stato il cambio del governo nel Novembre ed è diventato primo ministro Giorgio Papandreou. Per capire cosa ne pensa oggi il popolo greco della sua politica catastrofica, vi dico questi due numeri: alle elezioni del 2009 il partito socialista ha preso il 44% dei voti. Oggi le proiezioni lo portano al 6%.
Papandreou avrebbe potuto affrontare la crisi economica (che rispecchiava quella europea) con prestiti dalle banche straniere con il tasso abituale, cioè sotto al 5%. Se avesse fatto questo, non ci sarebbe stato alcun problema per il nostro paese. Anzi, sarebbe successo l’incontrario perché eravamo in una fase di crescita economica.
Papandreou, però, aveva iniziato il suo complotto contro il proprio popolo dall’estate del 2009, quando si è incontrato segretamente con il Sig. Stros Chan, con l’obiettivo di portare la Grecia sotto l’ombrello del FMI (Fondo Monetario Internazionale). La notizia di questo incontro è stata resa pubblica direttamente dal Presidente del FMI.
Per arrivare, però, sotto il controllo del FMI, bisognava stravolgere la situazione economica reale del nostro paese, far impaurire le grandi banche ed alzare i tassi d’interesse per i prestiti a numeri proibitivi. Questa operazione meschina è iniziata con l’aumento falso del debito interno, dal 9,2% al 15%. Per questa operazione criminale, il Pm Sig. Peponis, ha chiesto 20 giorni fa, il rinvio a giudizio per Papandreou e Papakostantinou (Ministro dell’economia).
Ha seguito la campagna sistematica in Europa di Papandreou e del Ministro dell’economia che è durata 5 mesi, per convincere gli europei che la Grecia è un Titanic pronto per andare a fondo, che i greci sono corrotti, pigri e di conseguenza incapaci di affrontare i problemi del paese.
Dopo ogni loro dichiarazione, i tassi d’interesse salivano, al punto di non poter ottenere alcun prestito e di conseguenza il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea hanno preso la forma dei nostri salvatori, mentre nella realtà era l’inizio della nostra morte.
Nel Maggio del 2010 è stato firmato da un solo Ministro il famoso primo accordo di salvataggio. Il diritto greco, in questi casi, esige, per un accordo così importante, il voto favorevole di almeno tre quinti del parlamento. Pertanto, in sostanza, il primo accordo e la Troica che oggi governa in Grecia, agiscono in modo completamente illegale non solo per il diritto greco ma anche per quello europeo.
Dal quel momento fino ad oggi, se i gradini che portano alla nostra morte sono venti, siamo già scesi più della metà. Immaginate che con questo secondo accordo, per la nostra “salvezza”, offriamo a questi signori la nostra integrità nazionale e i nostri beni pubblici. Cioè Porti, Aeroporti, Autostrade, Elettricità, Acqua, ricchezze minerali ecc.;inoltre, i nostri monumenti nazionali come l’Acropolis, Delfi, Olympia, Epidauro ecc.perché con questi accordi abbiamo rinunciato ad eventuali rincorsi.
La produzione si è fermata, la disoccupazione è salita al 20%, hanno chiuso 80.000 negozi, migliaia di piccole fabbriche e centinaia di industrie. In totale hanno chiuso 432.000 imprese. Decine di migliaia di giovani laureati lasciano il paese che ogni giorno di più si immerge in un buio medioevale. Migliaia di cittadini ex benestanti, cercano nei cassonetti d’immondizia e dormono per strada.
Nel frattempo si dice che siamo vivi grazie alla generosità dei nostri “salvatori”, dell’Europa, delle banche e del Fondo Monetario Internazionale. In realtà, ogni pacchetto di decine di miliardi che viene addebitato alla Grecia, torna per intero indietro, mentre noi ci accolliamo nuovi incredibili tassi d’interesse. E siccome c’è bisogno di continuare a far funzionare lo Stato, gli ospedali, le scuole ecc. la troica carica di extra tasse (assolutamente nuove) gli strati più deboli della società e li porta direttamente alla fame. Una situazione generalizzata di fame, abbiamo avuto all’inizio dell’occupazione nazista nel 1941 con 300.000 morti in 6 mesi. Adesso rivediamo la stessa situazione.
Se si pensa che l’occupazione nazista ci è costata 1 milione di morti e la distruzione totale del nostro paese, com’è possibile per noi greci accettare le minacce della Sig.ra Merkel e l’intenzione dei tedeschi di installare un nuovo gaulaighter… e questa volta con la cravatta…
E per dimostrare quant’è ricca la Grecia e quanto lavoratori sono i greci, che sono coscienti dell' Obbligo di Libertà e dell’amore verso la propria patria, basti ricordare l’epoca dell’occupazione nazista dal 1941 all’Ottobre del 1944. Quando le SS e la fame uccidevano 1 milione di persone e la Vermacht distruggeva sistematicamente il paese, derubando la produzione agricola e l’oro dalle banche greche, i greci hanno fondato il movimento di solidarietà nazionale che ha sfamato la popolazione ed hanno creato un esercito di 100.000 partigiani che ha costretto i tedeschi ad essere presenti in modo continuo con 200.000 soldati. Contemporaneamente, i greci, grazie al proprio lavoro, sono riusciti non solo a sopravvivere ma a sviluppare, sotto condizioni di occupazione, l’arte neo greca, soprattutto i settori della letteratura e della musica.
La Grecia ha scelto la via del sacrificio per la libertà e la sopravvivenza.
Anche allora ci hanno colpito senza ragione e noi abbiamo risposto con la Solidarietà e la Resistenza e ci siamo riusciti. La stessa cosa esattamente facciamo anche adesso ed abbiamo la certezza che il vincitore finale sarà il popolo greco. Questo messaggio mando alla Sig.ra Merkel ed al Sig. Soible, dichiarando che rimango sempre amico del Popolo Tedesco ed ammiratore del suo grande contributo alla Scienza, la Filosofia, l’Arte e soprattutto alla Musica! E forse, la miglior dimostrazione di questo è che tutto il mio lavoro musicale a livello mondiale, l’ho affidato a 2 grandi editori tedeschi, “Schott” e “V.Breitkopf” con cui ho un’ottima collaborazione.
Ci minacciano di mandarci via dall’Europa. Ma se l’Europa non ci vuole 1 volta, noi, questa Europa di Merkel e Sarkozi, non la vogliamo 10 volte.
Oggi è domenica 12 Febbraio. Mi sto preparando per prendere parte con Manolis Glezos, l’eroe che ha tirato giù la svastica dall’Acropolis, dando così il segnale per l’inizio non solo della resistenza greca ma di quella europea contro Hitler. Le strade e le nostre piazze si riempiranno di centinaia di migliaia di cittadini che esprimeranno la propria rabbia contro il governo e la troica.
Ho sentito ieri il nostro Primo ministro – banchiere rivolgendosi al popolo greco, dire che “siamo arrivati all’ora zero”. Chi, però, ci ha portati all’ora ZERO in due anni? Le stesse persone che invece di trovarsi in prigione, ricattano i parlamentari per firmare il nuovo accordo, peggiore del primo, che sarà applicato dalle stesse persone con gli stessi metodi che ci hanno portato all’ora ZERO! Perché? Perché questo ordina l’FMI e l’Eurogroup ricattandoci perché se non obbediremo ci sarà il fallimento…
Qui assistiamo al teatro della paranoia. Tutti questi signori, che in sostanza ci odiano (greci e stranieri) e che sono gli unici responsabili della situazione drammatica alla quale hanno portato il Paese, minacciano, ricattano, ordinano con l’unico scopo di continuare la loro opera distruttiva, cioè di portarci sotto l’ora ZERO, fino alla nostra sparizione definitiva.
Siamo sopravvissuti nei secoli, in condizioni molto difficili ed è certo che se ci porteranno con la forza, con la violenza, al penultimo gradino prima della nostra morte, i Greci, non solo sopravvivranno ma rinasceranno. In questo momento, presto tutte le mie forze all’unione  dinamica del popolo greco. Sto cercando di convincerlo che la Troica e l’FMI non è una strada a senso unico. Che esistono anche altre soluzioni. Guardare anche verso la Russia per una collaborazione economica, per lo sfruttamento delle nostre ricchezze minerarie, con condizioni diverse, a favore dei nostri interessi.
Per quanto riguarda l’Europa, propongo di interrompere l’acquisto di armamenti dalla Germania e dalla Francia. E dobbiamo fare tutto il possibile per prendere i nostri soldi, che la Germania ancora non ha saldato dal periodo della guerra. Tale somma ad oggi è quasi 500 miliardi di euro!!!
L’unica forza che può realizzare questi cambiamenti rivoluzionari è il popolo greco, unito in un enorme Fronte di Resistenza e Solidarietà, per mandare via la Troica (FMI e Banche) dal Paese. Nel frattempo devono essere considerati nulli tutti gli accordi illegali (prestiti, tassi d’interesse, tasse, svendita del Paese ecc.). Naturalmente, i loro collaboratori greci, che sono già condannati nella coscienza popolare come traditori, devono essere puniti.
A questo scopo (l’Unione di tutto il Popolo) mi sono totalmente dedicato e credo che alla fine ce la faremo. Ho fatto la guerra con le armi in pugno contro l’occupazione nazista. Ho conosciuto i sotterranei della Gestapo. Sono stato condannato a morte dai Tedeschi e sono vivo per miracolo. Nel 1967 ho fondato il PAM, la prima organizzazione di resistenza contro i colonnelli. Ho agito nell’illegalità contro la dittatura. Sono stato arrestato ed imprigionato nel “mattatoio” della dittatura. Alla fine sono sopravvissuto ancora.
Oggi ho 87 anni ed è molto probabile non riuscire a vedere la salvezza della amata patria. Ma morirò con la mia coscienza tranquilla, perché continuo a fare le mie battaglie per gli ideali della Libertà e del Diritto fino alla fine.

Mikis Theodorakis


giovedì 16 febbraio 2012

CRISI GRECA: LA PAROLA A PAOLO BARNARD

Il disastro finanziario che si è abbattuto sull'Eurozona imperversa: questo che vi riporto di seguito è l'ultimo intervento in ordine di tempo di Paolo Barnard, pubblicato oggi sul suo sito.
Paolo Barnard, come già detto in precedenza, è colui che vuole portare in Italia il gruppo di economisti della Modern Money Theory che dal 24 al 26 febbraio a Rimini terrà un summit per illustrare gli effetti deleteri dell'Euro e della politica finanziaria dell'Unione Europea sull'economia dei Paesi membri e per indicare la possibile via d'uscita da questa spirale di crescente impoverimento e recessione.

 r. v. 




Un manicomio criminale a piede libero.
No, veramente, questi sono degli psicopatici criminali e decorticati cerebrali. Mi dispiace, questo pezzo è complicato, non si può semplificare più di tanto, poiché il Vero Potere è immensamente complicato e su questo vince. Chi non ha voglia di far fatica nel capire per poi veramente opporsi al Vero Potere, vada da Alternativa, dai Decrescita o da Benettazzo a fare il pagliaccio che gioca ai soldatini con la vita di gente disperata. (Sì, sono sprezzante. Preferite testa di cazzo? Mi va bene. Ma quanto ho appena detto è sa-cro-san-to).
I termini del ‘salvataggio’ della Grecia sono dettati da un manicomio criminale a piede libero. Primo: per iniziare l’operazione ‘salvataggio’ che taglierebbe 100 miliardi di Euro dal debito greco, la EU deve spendere IN VIA PRELIMINARE 93,5 miliardi. In via preliminare significa senza ancora ridurre di 20 centesimi il totale del debito ellenico. Cioè 93,5 miliardi di Euro gettati al gabinetto solo per accendere il motore, non per arrivare da nessuna parte.
Secondo: l’avvocato difensore del governo greco, in teoria del popolo greco, è lo stesso avvocato difensore dei creditori greci, e si chiama Cleary Gottlieb Steen & Hamilton di New York. Il consulente finanziario del governo greco, in teoria del popolo greco, è lo stesso consulente finanziario dei creditori greci e si chiama Lazard, sempre New York. Questo prova oltre ogni dubbio che l’intero governo greco lavora PER i poteri finanziari internazionali e PER le banche greche e internazionali, accordandosi dalla stessa parte della barricata, e NON dalla parte dei cittadini greci, che sono soli.
Terzo: la Grecia deve assolutamente godere della decisione dei parlamenti dell’Eurozona di dargli almeno quei soldi preliminari (93,5 miliardi) per il salvataggio se vuole mai convincere i suoi creditori che la sua offerta sta in piedi (offerta greca = si riprende 200 miliardi di Euro di suoi titoli di Stato indietro distruggendoli, e a chi li possedeva ne offre 100 miliardi di nuovi). Ma questo deve accadere entro il 29 Febbraio, e i parlamenti non saranno in grado di approvare i soldi necessari (se mai li approveranno) prima del 27. Nelle successive 48 ore è impossibile concludere nulla e questo significa l’annullamento forzoso dell’offerta greca. E, di nuovo, stiamo parlando solo di riuscire a trovare in tempo i soldi per l’accensione del motore, non quelli per fare il viaggio vero e proprio, cioè il cosiddetto ‘salvataggio’ completo della Grecia che ammonta ad altri 130 miliardi di Euro (e che è poi una truffa come già spiegato in altri miei interventi).
Quarto: se non si trovano neppure i soldi basilari in tempo – fa cui i 30 miliardi di Euro che fungono da mazzetta per convincere i creditori a stare al gioco – questo significa che i creditori rischiano di accettare un gioco (cioè l’offerta della Grecia di restituirgli solo la metà di quello che gli deve) che, senza poi quei soldi basilari, finisce ad essere un gioco di carta straccia. Perché oggi essi, a carte ferme, hanno in mano 200 miliardi di Euro di debito pubblico greco che possono ancora tentare di vendere per qualsiasi cifra, ma domani si possono ritrovare incastrati, dopo aver accettato l’offerta della Grecia ma senza l’ok dei parlamenti per i soldi basilari di cui sopra, con in mano 100 miliardi di titoli di Stato greci che valgono… zero, proprio zero, perché a quel punto i mercati fanno lo shut down e la Grecia fa default. Ma proprio questi timori, con tutta probabilità, convinceranno i creditori a non partecipare per nulla all’offerta della Grecia, e anche questo significa automaticamente il default.
Ora attenzione al giro dei soldi coinvolti in questo disastro, che esiste SOLO PERCHE’ LA GRECIA VIVE NELLA ZONA EURO, e non avendo più una sovranità monetaria non può che sottostare a queste torture da psichiatria sadica (come accadrà a noi). Trenta (30) miliardi di Euro come mazzetta di cortesia per allettare i creditori a stare al gioco, tutti sborsati dal Fondo di Stabilità Finanziaria Europeo (EFSF) e che sono tutti debiti contratti dall’Eurozona, cioè titoli garantiti dal EFSF – poi arriverebbero settanta (70) miliardi di nuovi titoli di Stato Greci da offrire ai creditori, altro debito impagabile da un’economia che si è contratta solo quest’anno del 7%, proprio a causa di questi obblighi, figuriamoci in futuro quando gli obblighi saranno cento volte più soffocanti per la sua economia – poi ci sono gli interessi che vanno pagati agli investitori per cinque miliardi e mezzo (5,5), relativi ai titoli di Stato greci che questi accettano di ridare indietro alla Grecia – poi però, ah!, fosse semplice: il fatto è che sono le banche greche a detenere la maggioranza di quei 200 miliardi di titoli di Stato greci marci e che vanno decurtati del 50%. E allora la conseguenza dell’offerta greca di pagare solo il 50% di ciò che deve, finisce per distruggere la banche greche che falliscono in automatico, e questo significa che mentre si fa tutto questo giro psicotico di miliardi assurdi, se ne devono subito trovare altri ventitre (23) di miliardi per ricapitalizzare le banche greche – ma ah!, ancora più grottesca follia: le banche greche azzerano così anche la liquidità, cioè vanno a sotto zero di possibilità di svolgere le loro funzioni di prestatori di capitali a famiglie e aziende, quindi ci pensa la BCE di Draghi a pompargli una montagna di miliardi nelle casse. Ma siccome una Banca Centrale non può regalare soldi a chiunque, e deve sempre ottenere in cambio un qualche pegno, il pegno che le banche greche danno a Draghi sono gli stessi titoli di Stato greci marci che non varranno più nulla per via proprio dell’offerta greca di cui sopra (e che la stessa BCE ha caldeggiato) che è minata dal problema dei parlamenti di cui si è detto e dei creditori nel panico ecc... La BCE di fatto sta comprando titoli greci marci sapendo a priori che non varranno un accidenti, e quindi a sto punto deve aggiungere altri trentacinque (35) miliardi di Euro alla fiera della follia per tappare anche questo buco delle medesime banche.

E questo ci porta dove? Solo al punto preliminare di tutto il salvataggio, che ancora non è neppure iniziato. Cioè 93,5 miliardi di Euro di debiti aggrovigliati buttati al vento e prima ancora che la Greci ne sborsi altri 70, con un default della Grecia ancora certo, i greci scorticati vivi, e le banche che sono le uniche tutelate dal governo greco, dalla BCE, dal EFSF, e da Cleary Gottlieb Steen & Hamilton più Lazard, naturalmente.

Amici greci, SIETE SOLI, NON AVETE PIU’ UN GOVERNO, il vostro governo si chiama Clearly Gottlieb Steen & Hamilton e Lazard. E siccome neppure questo basta al Vero Potere, la proposta della Germania è di ottenre la posticipazione delle elezioni greche di Aprile e d’imporre ad Atene di un governo di soli tecnici indicati dalla UE, “così come fatto in Italia”.

E per voi italiani, che non chiamerò “manica di deficienti divisi fra il popolo di Rete 4 e Sanremo e quello disprezzabile di Santoro, Vendola, Repubblica” perché poi dite che offendo la gente, riporto l’ultima mail telegrafica che mi ha mandato uno dei cinque relatori del prossimo Summit MMT di Rimini (http://www.democraziammt.info/), e cioè il Prof. William Black, e che suona come un comunicato di Radio Londra del 1943: “Hanno distrutto la Grecia, e ora hanno puntato gli occhi su di voi. Dobbiamo fermarli, c’è bisogno di ogni singolo uomo/donna disponibile”.


TEMATICHE DEL LAVORO E DELL'ECONOMIA-INIZIATIVE E PROPOSTE.

QUI LIBERA ITALIA PRESENTA IL PROGETTO "TEMATICHE DEL LAVORO E DELL'ECONOMIA-INIZIATIVE E PROPOSTE" AVENTE LO SCOPO DI STUDIARE IL MERCATO DEL LAVORO E DI ELABORARE DELLE PROPOSTE PER RILANCIARE L'OCCUPAZIONE DA SOTTOPORRE ALLE ISTITUZIONI E ALLE PARTI SOCIALI.
CHIUNQUE DESIDERI DELLE INFORMAZIONI E PARTECIPARE SCRIVA A perilfuturo@libero.it CON QUESTA INTESTAZIONE: team T.L.E.

LA NOSTRA INIZIATIVA E' ASSOLUTAMENTE APARTITICA E NON HA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

Renato Valusso

mercoledì 15 febbraio 2012

RITORNO ALLA SOSTENIBILITA'

La mia posizione professionale di responsabile della struttura centrale dei mercati finanziari di una grande banca italiana mi ha posto in posizione privilegiata per osservare il tema del debito pubblico da un angolo visuale non comune: Il collocamento e la negoziazione dei titoli di stato. Anche alla luce dei diversi effetti che il possesso dei titoli da parte dei vari soggetti coinvolti può produrre sul livello dei tassi di interesse e sulle possibilità di collocamento.
Vorrei sottoporvi le mie riflessioni che sfociano in una possibile proposta. Diversa, per i motivi enunciati, da quelle che circolano in materia. Frutto di un lungo confronto con amici e conoscenti. 
Scusandomi in anticipo per la inevitabile lunghezza del testo (e la mia limitata capacità di sintesi). 
Il dilagare della finanza avvenuto negli ultimi decenni (negoziazione in titoli e derivati) ha comportato il passaggio di una quota consistente di titoli di stato dai portafogli dell’operatore famiglia ai portafogli degli investitori istituzionali esteri (600-800 miliardi, pari a circa il 40% dello stock). 
Un grave effetto collaterale non positivo - a suo tempo difficilmente prevedibile - si è prodotto sulla stabilità dei corsi dei titoli e, quindi, sul livello di tasso d’interesse che deve essere sostenuto per il regolare collocamento.
In un paragone con una azienda familiare, è stato come passare dall’autofinanziamento, basato sulle risorse di genitori, fratelli e sorelle, al credito bancario, nella forma più critica dello scoperto di conto, revocabile in qualsiasi momento. Una spada di Damocle sulla testa del debitore. 
L’idea che i mercati finanziari siano efficienti nella valutazione dei rischi, e che i professionisti che operano nella gestione degli investimenti siano esseri freddi e razionali è quanto di più distante si possa immaginare dalla realtà.
Gli investitori istituzionali hanno un obiettivo temporale di cortissimo respiro, hanno a disposizione mercati tecnologicamente efficientissimi che consentono la vendita delle posizioni in pochissimo tempo, elevata a potenza dall’uso dei derivati. Usano tecniche di valutazione che si basano sull’osservazione in tempo reale di innumerevoli variabili su innumerevoli mercati. Gli accadimenti su un qualsiasi mercato si ripercuotono sugli altri in maniera immediata e - spesso - ingiustificata. Accadimenti esterni possono provocare - e provocano - crisi dei prezzi assolutamente scollegate dalla valutazione dei “fondamentali” economici.
Monti ce lo ripete da tempo: i fondamentali dell’Italia non giustificano l’attuale livello dei prezzi, dello spread. L’Italia sta pagando sui suoi titoli un livello di tasso di interesse assolutamente non giustificato dalla situazione finanziaria complessiva del paese.   
Mi permetto di ricordare l’importanza di alcune grandezze finanziarie, come il valore del patrimonio pubblico e la ricchezza privata delle famiglie. Considerando anche queste, oltre al PIL, la valutazione della nostra posizione debitoria, nel confronto con gli altri paesi, appare decisamente diversa. Risulta dagli studi di Banca d'Italia. Di gran lunga più sostenibile di moltissimi altri, oggi apparentemente immuni da crisi ma che rischiano una vera e propria involuzione a causa di una situazione di debito privato, oltre che pubblico, abnorme (e non pubblicizzata).
Resta il fatto, con la sua conseguenza spiacevolissima. Il guaio, infatti, è che il livello dei tassi d’interesse di Bot e Btp è salito in maniera enorme negli ultimi mesi solo per effetti distorsivi operati dai mercati finanziari.
E’ passato da “sostenibile” a “insostenibile”. Differenza grave, pericolosissima e ingiustificata. 
Fa bene Monti a correre a Londra e a New York a spiegare al mondo della finanza le nostre virtù. 
Ma del mondo della finanza sarebbe molto meglio diffidare e trovare il modo di farne decisamente a meno.
L’idea che è nata dall’osservazione dei recenti accadimenti, discussa già con molti amici e conoscenti, è quella di tornare ad una gestione domestica del problema del debito. Le risorse ci sono.
Il passaggio dalla dimensione “familiare” a quella bancaria non è stato causato dalla crescita del debito. I motivi sono complessi ma per ora è meglio tralasciarli. Quello che conta è che le risorse domestiche sono abbondanti, e vengono utilizzate diversamente.
Basti dire che le famiglie italiane detengono nei loro portafogli 400 miliardi di titoli di stato esteri, che sono spesso più rischiosi dei titoli italiani e quasi sempre hanno rendimenti inferiori. Oppure ricordare il valore di stock della ricchezza privata delle famiglie: superiore ad 8000 miliardi, ben oltre quattro volte l’intero ammontare del debito pubblico. La stima del patrimonio pubblico è più difficile ma la consistenza complessiva supera ampiamente lo stock del debito. Le risorse ci sono, dunque. Utilizziamole.
Ci sono due modi che possono essere efficaci per convincere le famiglie italiane a tornare ad acquistare Bot e Btp.
1. Rendere sicuro e conveniente l’investimento.  
Lo si può fare mettendo il patrimonio pubblico a garanzia del rimborso dei titoli acquistati e detenuti dalle famiglie italiane. Escludendo accuratamente e categoricamente la garanzia per gli investitori esteri. 
Non è di immediata comprensione la cosa, perché il grande pubblico ignora la circostanza che i titoli di stato non solo non sono garantiti da nessun bene reale, ma neppure da alcuna procedura esecutiva. Se uno stato fallisce, non rimborsa i suoi debiti e nessun giudice può intervenire ad aggredire i suoi beni per soddisfare i creditori. La negoziazione con i creditori (come oggi in Grecia) avviene esclusivamente per assicurarsi prestiti successivi.
E’ importante spiegarlo, anche alla luce di quanto sta avvenendo oggi. Nelle passate esperienze di default controllati (negoziati con i creditori) gli stati hanno sempre privilegiato gli operatori famiglie nazionali, per ovvi motivi. Quello che sta avvenendo in questi giorni in Grecia è grave, perché modifica le regole del gioco. In un eventuale futuro default saranno rimborsati prima i fondi europei, gli investitori istituzionali e solo per ultimi, gli operatori privati.
E’ necessario operare per tempo.
L’effetto principale della manovra sarebbe quello di riportare il costo degli interessi ben al di sotto di quelli antecedenti la crisi degli ultimi mesi. Contribuendo in maniera consistente al contenimento del debito.
Riportando la situazione nell’ambito della “sostenibilità”.
La proposta ha il pregio collaterale di mettere al sicuro il patrimonio pubblico dalla tentazione di venderlo (svenderlo) per fare cassa. Tentazione non ipotetica: ripetutamente si affaccia.  
Quel patrimonio non è nostro. Proviene dai nostri padri ed appartiene ai figli dei nostri figli. La nostra generazione non ha il diritto di utilizzarlo per coprire le dissennate spese che abbiamo tollerato nei decenni passati.
2. C’è un’altra fonte di ricchezza privata di grande entità che deve essere utilizzata per il buon fine di salvare la situazione. I fondi neri detenuti illegalmente all’estero. 
Voi tutti sapete che Francia Germania ed altri hanno concepito l’idea di tassare con aliquote intorno al 30% quei fondi, depositati prevalentemente in Svizzera. E’ possibile fare di meglio. 
Con il crescente malumore nei confronti della finanza speculativa e dei suoi privilegi, è venuto il momento di aggredire con determinazione il tema del segreto bancario e dei paradisi fiscali. Una legislazione decisa in materia avrebbe una potenzialità enorme per il nostro paese. Se l’evasione stimata in un anno si aggira intorno ai 150 miliardi di euro, immaginate voi l’entità dello stock di ricchezza detenuto dagli Italiani all’estero, accumulato negli anni.
Qualsiasi azione che abbia come obiettivo la riduzione del debito, deve guardare in quella direzione con estremo interesse. Non solo per l’entità della posta. Ma anche perché si tratta di risorse che, almeno in parte, non sono attualmente dentro il sistema. 
Sottrarre con tasse o altri metodi risorse al sistema produttivo, comporta oggi una inevitabile aggravarsi della recessione. E date le condizioni pessime del ciclo interno ed internazionale, si tratterebbe di manovre rischiose e comunque dolorose.
Trovare risorse esterne è una strada decisamente più allettante, almeno al momento.
Questa è la proposta.
I detentori di capitali a nero:
- dichiarano il possesso;
- pagano una tassa sul patrimonio del 10 - 15%;
- Investono una somma pari al 70% in titoli di stato a lungo termine che hanno tassi contenuti (1,5-3%) e sono garantiti da patrimonio pubblico;
- hanno la garanzia che non saranno previste in futuro tasse ad hoc su quei capitali.
La mancata adesione alla proposta configura un nuovo reato che è punibile con:
 - Il pagamento del 120% delle somme scoperte (che vuol dire sequestro integrale più un ulteriore 20% da pagare);
- una pena detentiva da 5 a 20 anni (il massimo edittale garantisce tempi molto lunghi per la prescrizione ed innalza la possibilità di essere scoperti in futuro);
- è perseguibile con un procedimento esecutivo ad hoc, breve ed efficiente, che limiti la possibilità di contrattare una riduzione della pena, garantendone l'applicazione.
Non è certo che l’adesione sarebbe massiccia. Però la riduzione dei margini di copertura del segreto bancario e la lotta decisa contro i paradisi fiscali, uniti alla durezza delle pene previste in caso di successiva emersione, potrebbero rappresentare una spinta non indifferente al successo dell’iniziativa.
C’è un vantaggio collaterale importante che discende dall’azione proposta. L’emersione dell’economia sommersa che ragionevolmente ne potrebbe conseguire. 
Quella emersione comporta l’innalzamento automatico del valore nominale del PIL, contribuendo anche per questa strada a ricondurre la situazione del debito verso valori più accettabili e gestibili.
L’unione di questa proposta, poi, con quella dell’associazione art. 53 in materia di riforma fiscale, favorirebbe contemporaneamente il recupero di somme evase in passato e l’emersione del sommerso presente e futuro, con un effetto positivo enorme sul PIL e sul gettito. 
L’obiettivo di riportare il problema del debito pubblico del nostro paese nell’ambito della normalità e della sostenibilità è di una importanza oggi non rinunciabile. La straordinarietà verso la quale ci hanno spinto sicuramente la nostra innegabile leggerezza e la scarsa credibilità non deve occultarci l'aspetto fondamentale odierno: sono i meccanismi perversi e irrazionali dei mercati finanziari che hanno spinto la situazione verso la "non sostenibilità". Questi devono essere spezzati con coraggio, perché le soluzioni indicate dalla fretta, dalla paura e dai sensi di colpa non potranno essere buone soluzioni.
Facciamola valere, la nostra credibilità. Il nostro orgoglio di essere italiani.
L’aiuto economico e finanziario che chiediamo come Paese all’estero non sarà mai fraterno, mai disinteressato. Mai conveniente. La Grecia ci sia d’esempio.
L’Italia ha risorse umane e finanziarie enormi. Ha urgente bisogno di riscoprire i propri valori e le proprie possibilità. Valore che le scelte degli ultimi decenni hanno purtroppo offuscato, ingenerando sensi di colpa e paure che non ci aiutano a vedere con chiarezza. E’ tempo di aprire gli occhi, perché i rischi che incombono sono elevati.
Concludo tornando al paragone iniziale: l’azienda familiare che ha deciso di fare ricorso allo scoperto di conto bancario -  che la banca può revocare a piacimento e in qualsiasi momento - deve sapere, con consapevolezza e responsabilità, che quel supporto sarà disponibile solo fino a quando le cose vanno per il verso giusto.
 L’inizio delle difficoltà farà sparire quel sostegno, o lo farà diventare sempre più gravoso, insostenibile, causa esso stesso del precipitare di una crisi che, per altri versi, sarebbe stata sicuramente gestibile e risolvibile.

Usciamo, in fretta, da questa situazione perniciosa.

Guido Grossi